LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 8

 

4 dicembre 2016 – 2ª domenica di Avvento

Ciclo liturgico: anno A

 

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

 

Matteo 3,1-12 (Is 11-1,10 - Salmo: 71 - Rm 15,4-9)

                

Dio dei viventi, suscita in noi il desiderio di una conversione, perché rinnovati dal tuo Santo Spirito sappiamo attuare in ogni rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace, che l’incarnazione del tuo Verbo ha fatto germogliare sulla terra.


 

 

 

  1. In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea
  2. dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”.
  3. Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:
  4.   Voce di uno che grida nel deserto:
  5.   Preparate la via del Signore,
  6.   raddrizzate i suoi sentieri!
  7. E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
  8. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui
  9. e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
  10. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?
  11. Fate dunque un frutto degno della conversione,
  12. e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo.
  13. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.
  14. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
  15. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.

 

Spunti per la riflessione

 

Profeti e profezie

Sono due i profeti che si confrontano, oggi.

Due giganti della fede, due pilastri della spiritualità, due servi della Parola.

Il rude Giovanni e l’incantato Isaia.

Così diversi nel loro modo di profetizzare, cioè di leggere il presente, eppure così autentici ed attuali.

Isaia parla ad un popolo che deve fare i conti con gli aggressivi vicini: Egizi, Assiri e, a breve, sulla scena internazionale ecco arrivare i babilonesi. Un popolo spaventato da ciò che accade, dai grandi disegni dei forti, un piccolo popolo di coccio fra vasi di ferro.

E Isaia canta, sogna, dipinge.

Un mondo senza armi. Un mondo in cui il violento gioca col neonato. Un gioco in cui gli istinti malvagi si fanno servi della vita e della verità.

Grande Isaia. Illuso Isaia.

E Giovanni. Il Giovanni narrato da Matteo. Secco e pungente come il deserto che lo ha consumato. Efficace e caustico come solo i profeti sanno fare.

Chiede conversione, chiede azione, chiede scelte.

Perché il cambiamento lo dobbiamo operare noi, ora, qui, senza adagiarci sulle nostre piccole o grandi convinzioni. Lo dobbiamo fare in fretta, per non essere travolti, spazzati, spezzati.

E Dio sta solo con chi collabora a costruire il suo Regno. Perché, come dice Agostino, Dio vuole che il suo dono diventi nostra conquista.

Due stili

Due stili di vivere la fede, due modi di costruirla, solo apparentemente agli antipodi.

Come chi aspetta dall’alto il Regno, come Isaia.

E chi si adopera per realizzarlo, come il Battista.

Come diversi sono i modi di vivere la fede, di costruire la Chiesa, di partecipare alla vita interiore. Come diverse e splendidamente diverse sono le sensibilità di ognuno di noi. Chi guarda in alto e chi prima guarda in basso. Non contrapposti, ma modi di essere.

Come molti sono i modi di leggere la realtà che stiamo vivendo. Alcuni confidando nel miracolo divino, altri invocando fuoco e fiamme, azioni e pronunciamenti.

Così è la profezia, dolce e amara, tenera e decisa, sognante e irruenta.

Così è la nostra fede.

Molti sono i modi di attendere il Natale. Quello zuccheroso, melenso, di chi si lascia cullare dall’emozione senza convertire il proprio cuore. Di chi ama l’atmosfera natalizia senza lasciarsi veramente scuotere dal Natale.

E quelli che, invece, a Natale ribaltano la vita, vanno in cerca dei poveri, soccorrono gli ultimi.

E in mezzo a tanta profezia, dono di Dio, arriva lui, lo sposo.

E spiazza tutti.

Nel mezzo

Verrà il messia atteso. E parlerà della conversione e della pace del cuore, Isaia.

Lui saprò trasformare lupi in agnelli.

Ma aspidi lo morderanno, credendo di farlo morire.

Serpenti velenosi lo morsicheranno nel tentativo di farlo crollare.

Verrà, Isaia, non per cancellare la guerra e la violenza, ma per redimerle, per cambiarle.

Verrà, anche se sarà guardato con odio da molti. E preso per un illuso.

Verrà il messia atteso, amico Giovanni.

Ma sarà talmente inatteso che spiazzerà anche te, facendoti vacillare.

Poserà la scure. Non taglierà l’albero ma vi scaverà intorno e lo concimerà, sperando che porti frutti.

Ma una cosa l’hai capita. L’avete capita.

Dio è fuoco.

Profezie

Il Dio che il Battista annuncia, il Dio che aspettiamo è il Dio che brucia dentro, che spazza via con forza i timori, un Dio forte e impetuoso!

Un fuoco che divampa bruciando le lentezze, divorando ogni obiezione, ogni tenebra, ogni paura. Giovanni ammonisce: non basta rifugiarsi dietro alla tradizione (“abbiamo Abramo come padre!”) o in una fede esteriore, di facciata, di coscienza tiepida (“fate frutti degni di conversione”).

Colui che viene chiede reale cambiamento, scelta di vita, schieramento.

Dio – diventando uomo – separa la luce dalle tenebre, obbliga ad accoglierlo.

O a rifiutarlo.

Finché Dio è sulle nuvole, divinità scostante da invocare per chiedere un miracolo o da insultare perché il miracolo non è avvenuto, è un conto. Ma qui parliamo di un Dio neonato!

Un Dio indifeso che frantuma le nostre teorie approssimative sulla natura divina, un Dio mite e fragile, che chiede ospitalità e non vana devozione. Un Dio arreso, osteso, evidente, mendicante.

Un Dio che ti guarda negli occhi.

Isaia resta confuso, Giovanni stranito e scosso alle lacrime.

Sempre così diverso, sempre così altrove, sempre così folle questo Dio.

 

L’annuncio è fatto.

A noi, ora, accoglierlo.

 

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L’Autore

 

Paolo Curtaz

 

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Esegesi biblica

 

LA PREDICAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA (3, 1-12)

Tutti gli evangelisti parlano dell’attività del Battista come una preparazione a quella di Gesù. Ognuno di essi la presenta da un suo punto di vista, e i diversi aspetti di questa figura singolare ci offrono altrettanti elementi per ricostruire la sua straordinaria personalità. Matteo mette in rilievo il suo aspetto di predicatore che compie la sua missione secondo lo stile profetico. I profeti antichi si distinguevano sia per i loro vestiti rozzi che per l’austerità della loro vita (2 Re 1,8). Il Battista entra in scena come un predicatore penitenziale.

 

Matteo riassume la predicazione del Battista nel deserto di Giuda con le stesse parole con le quali riassumerà più avanti, la predicazione di Gesù: “Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino” (4,17). Come il ministero del Battista è introdotto con un riferimento a Isaia (40,3), così anche il ministero di Gesù (Is 4, 14-15). C’è dunque una continuità fra i due personaggi e le due predicazioni.

 

Il tema della conversione, predicato dal Battista, era un’esigenza continua anche tra i farisei: la differenza stava nel modo d’intenderla. La conversione “farisaica” comportava unicamente un “cambiamento di mente”; la conversione richiesta dal Battista e da Gesù è molto di più: richiede un cambiamento radicale, totale, nella relazione con Dio; e questa relazione con Dio comprende non solo l’interno, ma anche l’esterno, tutto quello che è visibile nella condotta umana (”far frutti degni di conversione” v. 8). La retta relazione con Dio si deve tradurre nella retta condotta di tutta la vita. La verità è illustrata con l’esempio dell’albero: se l’albero è buono, produce frutti buoni, frutti degni dell’albero stesso. Chi si converte a Dio è come una pianta del suo immenso campo, e i suoi frutti-opere devono essere buoni.

 

La radicalità delle esigenze del Battista urtava assai gli uomini pii del tempo: farisei e sadducei. Fra essi vi erano differenze radicali: i sadducei, per esempio, non credevano nella risurrezione. C’era però anche un denominatore comune: la situazione di privilegio di essere figli d’Abramo. A queste classi privilegiate Giovanni annunziava: davanti a Dio non esiste sicurezza basata su privilegi, Egli giudica in base alla condotta tenuta. Anzi, Dio può suscitare figli d’Abramo perfino dalle pietre: Dio, cioè, può compiere una nuova creazione, esattamente come creò il primo uomo dalla polvere.

 

Il motivo di queste esigenze è l’imminenza del regno dei cieli. Matteo, secondo lo stile dei Giudei, evita, per quanto gli è possibile, per un eccessivo rispetto, di pronunciare il nome di Dio, e ricorre ad altri termini come “il cielo”. Il regno dei cieli e il regno di Dio, di cui parlano Marco e Luca, sono un’unica realtà. Il regno era la più alta aspirazione e la più ardente speranza dell’AT e del giudaismo; era una realtà che apparteneva all’al di là e che Dio avrebbe concessa al momento opportuno. Sarebbe stato come un nuovo cielo e una nuova terra nella quale non vi sarebbero stati peccato, morte e dolore. Il Battista annunzia che tutto questo, che i giudei attendevano in un futuro incalcolabile, si realizzava nella persona di Gesù. Abbiamo qui la ragione ultima dell’esigenza della conversione. L’uomo deve rivolgersi a Dio, perché Dio si è rivolto verso gli uomini.

 

Matteo, a differenza di Luca e Marco, sviluppa maggiormente il motivo della contrapposizione, non tanto nella differenza tra i due battesimi (l’uno nell’acqua e l’altro nello Spirito e nel fuoco), quanto nel confronto tra le rispettive attese messianiche. Potremmo parlare di due concezioni messianiche a confronto. Nella predicazione di Giovanni Battista, (in Matteo), il Messia atteso è presentato soprattutto come giudice: “Nella sua mano ha il ventilabro… ma brucerà la pula”. La pula (l’involucro del seme) indica apparenza, leggerezza e senza sostanza.

 

Quante volte anche noi pensiamo di essere giusti davanti a Dio solo perché stiamo da tanto tempo in Chiesa o facciamo parte di qualche gruppo ecclesiale. Il Signore, invece, vuole da noi: opere di penitenza, conversione quotidiana, umiltà davanti a Dio. Tutte le opere buone compiute senza umiltà e senza amore, somigliano al battesimo di acqua amministrato da Giovanni: era certamente una cosa buona, ma non produceva la grazia. Bisogna farsi battezzare da Cristo, perché il vero battesimo è cambiare ogni giorno la propria mente e il proprio cuore.

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Il cammino dell’Avvento 2016

ciclo liturgico: anno A

 

27 novembre      1ª domenica di Avvento

        I Lettura:  Is 2,1-5            Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.

        Salmo:      121                  Andiamo con gioia incontro al Signore.

        II Lettura: Rm 13,11-14    La nostra salvezza è più vicina.

        Vangelo:   Mt 24,37-44      Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

 

4 dicembre         2ª domenica di Avvento

        I Lettura: Is 11-1,10          Giudicherà con giustizia i miseri.

        Salmo:      71                    Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

        II Lettura: Rm 15,4-9        Gesù Cristo salva tutti gli uomini.

        Vangelo:   Mt 3,1-12         Convertitevi: il regno dei cieli è vicino.

 

8 dicembre         Immacolata Concezione

        I Lettura:  Gn 3,9-15.20    Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna.

        Salmo:      97                    Cantate al Signore un canto nuovo,

                                         perchè ha compiuto meraviglie.

        II Lettura: Ef 1,3-6.11-12  In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo.

       Vangelo:           Lc 1,26-38      Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.

 

11 dicembre       3ª domenica di Avvento

        I Lettura:  Is 35,1-6.8.10   Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.

        Salmo:      145                  Vieni, Signore, a salvarci.

        II Lettura: Gc 5,7-10         Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

        Vangelo:   Mt 11,2-11        Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

 

18 dicembre       4ª domenica di Avvento

        I Lettura:  Is 7,10-14         Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.

        Salmo:      23                    Ecco, viene il Signore, re della gloria.

        II Lettura: Rm 1,1-7          Gesù Cristo, dal seme di Davide, figlio di Dio.

        Vangelo:   Mt 1,18-24        Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe,

                                         della stirpe di Davide.